LUGANO – Ha senso parlare di “Tech and the City” a Lugano? Sí, secondo Alberto Di Stefano – chief investment officer della Banque Cramer & Cie e candidato a consigliere del Comune di Lugano per il Partito socialista – e secondo il professor Gianluca Colombo – direttore dell’Institute of management all’Universitá della Svizzera italiana -, che hanno organizzato un incontro a partire dal nostro libro il 25 marzo pomeriggio presso l’aula magna dell’Usi. E hanno avuto ragione, perché sono venute ad ascoltarci e a discutere una trentina di persone, fra studenti, imprenditori e operatori del mondo finanziario del Canton Ticino, nonostante l’attenzione dei media fosse sulla campagna per le elezioni locali in programma per metá aprile.
“Lugano é una cittá piccola, con 60 mila abitanti (se si conta la Grande Lugano), ma molto giovane, con un’ottima qualitá della vita, una presenza di persone e attivitá molto internazionale e universitá dal buon know-how economico e tecnologico – ha spiegato Di Stefano -. Lugano é anche la terza piazza finanziaria in Svizzera, con molti capitali a disposizione ma anche colpita dalla recente crisi, come New York e quindi anche qui bisogna chiedersi come diversificare la nostra economia e se le startup tecnologiche possono dare impulso alla crescita del cantone. Sabato scorso proprio qui all’Usi c’é stata una riunione son la presentazione di tre startup ticinesi molto interessanti: un segnale positivo in questa direzione”.
“Credo che New York possa insegnare qualcosa alle nostre comunitá europee un po’ stanche”, ha detto Colombo, osservando che comunque a Lugano qualcosa si sta muovendo: “La Fondazione Agire rappresenta il nuovo impegno del cantone sull’innovazione e l’agenzia federale Cti é molto attiva con gli incentivi alle imprese innovative. Anche qui comincia ad essere cool lavorare in una startup. Lugano puó svolgere un ruolo importante come ponte fra Milano e Zurigo, fra industria e finanza”. Un problema secondo Colombo é il grande individualismo caratteristico del Ticino, con l’incapacitá di “fare sistema”. Mentre secondo Lorenzo Leoni, direttore della Fondazione Agire, c’é una differenza di “umore” o di atteggiamento psicologico fra New York e il Canton Ticino – con piú orientamento al futuro e disposizione al rischio in America – e in Svizzera, ma in generale in Europa, manca non funziona bene come negli Usa la rete degli Angel investor e il sistema del venture capital.
“Sono nel Canton Ticino da 25 anni e vedo che da un paio d’anni si sta svegliando – ha detto Rocco Pellegrinelli di Wazzamba -. Dobbiamo imparare da New York, ma anche dalle capitali europee dove si stanno sviluppando le startup tecnologiche come Londra e Berlino. Bisogna creare un cerchio magico fra una forte azione del governo, un efficiente mercato dei capitali e le risorse umane”. É possibile farlo ovunque nel mondo ci siano individui liberi con uno spirito imprenditoriale, ha scritto Fred Wilson nella prefazione all’edizione inglese del nostro libro.