Anche a Milano puó svilupparsi un ecosistema di startup?


 

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MILANO – Il 13 marzo é partito il book tour di “Tech and the City”. Alla Sala Buzzati della Fondazione Corriere della Sera, alle 18, oltre 200 persone hanno partecipato alla discussione con (nella foto, da sinistra a destra) l’editorialista del “Corriere della Sera” Dario Di Vico (che ha condotto il dibattito), l’ingegner Carlo De Benedetti, Maria Teresa Cometto, il rettore del Politecnico di Milano Giovanni Azzone, Alessandro Piol e l’assessore del Comune di Milano Stefano Boeri.

Su Radio radicale c’é la registrazione di tutta la discussione.

Un tema era il possibile ruolo dell’amministrazione comunale nel favorire lo sviluppo di un ecosistema imprenditoriale. Boeri ha detto che la politica non puó creare un sistema di startup e che quello che puó e deve fare il comune di Milano é: 1) la mappatura aggiornata di tutto quello che sta nascendo: 2) dare reputazione alle startup, cioé occasioni e spazi di crescita: 3) lavorare sul lato della domanda come ha fatto con BookCity.

Azzone ha ricordato che Milano si é giá reinventata spontaneamente e dal basso da cittá industriale a centro della moda, del settore della salute e altro ancora. Ma oggi non basta. Con la concorrenza mondiale e la mobilitá, Milano deve coagulare le forze per un nuovo progetto che puó far leva sulle sue competenze: tecnologia e innovazione da una parte e design e cultura dall’altra. L’universitá ne deve far parte, ma fatica ad attrarre giovani, anche dall’estero, per le molte barriere esistenti.

De Benedetti ha ricordato l’importante ruolo giocato da Elserino Piol all’Olivetti, gestendo gli investimenti aziendali di venture capital in America, nella Silicon Valley negli Anni ’80: 50 milioni di dollari l’anno per 15 anni, che alla fine hanno reso il 20% annuo composto. Ha ricordato di conoscere Alessandro fin da ragazzo, quando cominció a lavorare all’AT&T creando il venture capital per quel colosso. “Mi aveva sempre stupito che con il numero di geni per metro quadrato che ci sono a New York non nascessero anche startup tecnologiche”, ha detto De Benedetti, ricordando che uno degli errori compiuti nella sua carriera é stato rifiutare di investire nella startup di Michael Bloomberg nell’81: “Gli ho detto che era matto a voler fare concorrenza alla Reuters!” Per dare uno spazio alle startup a Milano De Benedetti ha proposto di utilizzare l’Expo (che secondo lui é inutile): “Almeno dopo puó servire a qualcosa, come grande infrastruttura dove possono nascere aziende tecnologiche. De Benedetti ha anche osservato che il venture capital in Italia non funziona perché non c’é la mentalitá giusta di lungo termine e di accettazione dell’alto tasso di fallimenti delle startup; e ha detto che la legge italiana delle startup é stata solo un’azione di pubbliche relazioni per chi l’ha ideata. Movimento 5 stelle la miglior startup politica grazie al suo ottimo uso dei social media (Meetup)?, ha chiesto Di Vico. “No, Grillo non ha vinto grazie a Internet, ma grazie al disgusto della gente per la politica”.


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