New York-Milano, una bella occasione sprecata


Il “gemellaggio’ New York-Milano per scambiare ospitalità ed esperienze fra startup e’ stato un flop. Si tratta dell’edizione milanese del programma di scambi Global Business Exchange lanciato dalla New York City Economic Development Corporation (NYCEDC), un’agenzia della città di New York che lavora per promuovere l’economia locale e dai tempi del sindaco Mike Bloomberg e’ focalizzata in particolare nella promozione dell’ecosistema delle startup tecnologiche.
Il Global Business Exchange vuole aiutare le startup a trovare occasioni di sviluppo nei mercati esteri: offre fino a sei mesi di spazio gratis per una persona in un co-working space nella città ospite; networking e mentori; biglietti aerei gratuiti; accesso a incentivi logistici, fiscali e finanziari.
Il primo programma era stato siglato fra NYC e Parigi e si e’ volto l’anno scorso: 40 startup newyorkesi hanno fatto domanda, otto sono state ammesse e sono andate nella capitale francese per sei mesi per esplorare da li’ il mercato europeo; mentre un gruppo di parigine sono venute nella Grande Mela.
Il bando per l’edizione milanese invece ha suscitato scarso entusiasmo fra le startup newyorkesi: solo 15 hanno fatto domanda e appena tre alla fine hanno scelto di andare davvero nella capitale lombarda per sei mesi. Ma il programma – che dipende dall’assessorato per la Trasformazione sociale e i servizi civici del Comune di Milano – non e’ ancora partito. I responsabili non vogliono fare commenti. Da New York l’impressione e’ che Milano non abbia saputo spiegare chiaramente alle startup newyorkesi i vantaggi dell’esperienza milanese, ne’ abbia saputo mettere a punto un programma attraente.
Una decina di startup milanesi invece sono già qui a New York (15 avevano fatto domanda) e hanno cominciato a lavorare. Sono: ELSE Corp, Roialty, Instal, Beast Technologies, Viralize, Genenta, Xmetrics, Sharewood, Blubrake e WIB Machines.
“Certo l’appetibilità di Milano e’ bassa, come e’ bassa pero’ quella della maggior parte di altre città del mondo – ha commentato Gianluigi Galletto, ex responsabile del programma alla NYCEDC -. Anche con Parigi abbiamo faticato all’inizio a causa anche di molte percezioni sbagliate: all’epoca mi ero impegnato personalmente in una campagna di branding e awareness su Parigi  (che ha ormai superato Berlino come valore di investimenti di venture capital) nel network di startup newyorkesi”.
Evidentemente Milano questa campagna non l’ha fatta e non e’ riuscita a far leva sui suoi punti di forza – come il design, la moda, i wearables, il digital manufacturing – per attirare l’interesse delle startup newyorkesi; ne’ ha saputo offrire un insieme di incentivi appetibili.
Peccato, un’occasione sprecata. E la conferma che fra il dire e il fare c’e’ di mezzo l’oceano: tanti vengono a new York a parlare di costruire “ponti” fra Italia e Usa, ma pochi fanno seguire alle parole l’esecuzione di piani precisi.


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