La Death Valley delle Startup italiane può imparare da NY Tech City


Per scoprire New York con gli occhi degli italiani c’è il bel sito iNewYork, dove oggi è stato pubblicato un interessante articolo che cita Tech and the City. Ecco un brano:

<<In America c’è una carenza di talenti informatici che minaccia lo sviluppo del settore tecnologico. Tanto che diversi imprenditori (tra cui anche Zuckerberg di Facebook) hanno firmato diverse petizioni per poter assumere più personale non americano.

Un’occasione d’oro per chi dall’Italia sogna di trasferirsi a New York per vivere e lavorare.

Un’occasione che però in pochi secondo me sfruttano. Ogni mese riceviamo decine e decine di email di giovani italiani che ci chiedono informazioni su come trasferirsi a New York. Tra i tanti lavori che cercano, quasi nessuno sta valutando una posizione nel settore informatico nella City.

Tenendo però conto della carenza di talenti in America, quindi con possibilità di un occhio di riguardo durante il processo della richiesta del visto, di stipendi annuali che partono da $60/80000 l’anno come primo impiego, della presenza di Wall Street che assicura fondi ingenti e dell’ambiente frizzante dovuto a migliaia di persone che lavorano nel campo, direi che cercare lavoro nell’ambito informatico/tecnologico a New York è un’opzione da tenere in considerazione per i nostri laureati italiani.

Tuttavia mi rendo conto che non è così semplice capire la realtà high tech di New York, forse un po’ ancora schiacciata dal delirio generale di Manhattan.

In aiuto però potrebbe venire un libro appena pubblicato in Italia sull’argomento. L’opera dal titolo “Tech and the City. Startup a New York un modello per l’Italia” è stata scritta dalla giornalista Maria Teresa Cometto e da Alessandro Piol, investitore nel campo high tech.

Il libro racconta sia la storia delle start up a New York che il loro panorama attuale, con tanto di elenco di companies e personaggi noti dell’ambito. Praticamente un manuale essenziale per chi vuole trovare lavoro a New York e sta cercando più informazioni sulle high tech companies, ma anche un libro intrigante per tutti i curiosi della cultura dell’innovazione americana.

Però il libro ha anche uno scopo molto più profondo, come fa intuire il titolo. Vorrebbe infatti descrivere un modello di business che nelle ultime decine di anni ha creato immense ricchezze e migliaia e migliaia di posti di lavoro nella City per poterlo importare in Italia.

Utilizzando un’espressione di un mio carissimo amico “startupparo” seriale di Padova, da questo libro la Death Valley delle Start Up italiane non potrebbe che beneficiarne!>>


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