New York-Silicon Valley: prove di sorpasso con Cornell Tech


Molte università, anche in Italia, hanno ormai spazi dedicati agli “incubatori” di startup tecnologiche. Ma nessuna ha costruito un intero palazzo che faccia da “ponte” fra accademia e industria, e l’ha messo al centro del proprio campus, come ha fatto Cornell Tech, la nuova istituzione di studi superiori (offre solo corsi di master e PhD, dottorati) che ha inaugurato lo scorso 13 settembre la sua sede a New York.
The Bridge, “Il Ponte”, è appunto il nome di questo palazzo, uno dei tre per ora aperti sulla Roosevelt Island, la striscia di terra sull’East river fra Manhattan e il Queens, dove continueranno i lavori fino al 2037. Gli altri si chiamano The House, la “casa passiva” (perché impiega pochissima energia) usata come residenza da studenti e professori; e l’Emma and Georgina Bloomberg center, il cuore del campus, dove si tengono le lezioni e le attività culturali.

The Bridge

“The Bridge rappresenta fisicamente il nostro obiettivo: un ambiente dove aziende affermate, startup, agenzie governative, il nonprofit e l’accademia possano lavorare insieme più da vicino”, ha spiegato Daniel Hutennlocker, il rettore di Cornell Tech. Sviluppato e gestito dalla società privata Forest City Ratner Cos, ospita già gli avamposti di tre aziende: Two Sigma investments, una società newyorkese di investimenti specializzata in tecnologia; il gruppo bancario Citi, interessato alle applicazioni di Big Data e alle nuove tecnologie come blockchain; e l’italiana Ferrero con il suo Open innovation center, alla ricerca di un circolo virtuoso fra scienza-tecnologia-cibo del futuro. Un bell’esempio, quest’ultimo, di come le imprese italiane cercano sempre di più di mettere un’antenna nel tech Usa come accadevano al tempo dell’Olivetti.
“L’eccellenza accademica qui è necessaria, ma non sufficiente: dovete anche essere impegnati con l’aspetto commerciale o sociale del vostro lavoro”, sottolinea Huttenlocher ai candidati-studenti, i quali per essere ammessi devono dimostrare di avere sia passione per la tecnologia sia spirito imprenditoriale. Non a caso un’altra caratteristica unica di Cornell Tech è avere la figura del chief entrepreneurial officer, il responsabile dell’imprenditoria: Greg Pass, che ha fatto il chief technology officer, il responsabile della tecnologia a Twitter fino al 2011, quando ha accettato l’offerta della sua Alma Mater, Cornell university, di impegnarsi nel progetto del nuovo campus.
Cornell Tech infatti è il frutto della joint venture fra Cornell – una delle otto prestigiose università americane del circuito Ivy League – e Technion (chiamata il Mit israeliano): insieme sei anni fa hanno vinto la competizione lanciata dall’allora sindaco Michael Bloomberg per creare il nuovo campus. La città ha messo a disposizione 100 milioni di dollari in infrastrutture e la terra; il costo complessivo sarà di 2 miliardi, tutti coperti da fondi privati.

Emma and Georgina Bloomberg Center

L’idea aveva preso forma nel pieno della recessione seguita alla crisi finanziaria del 2008, mentre diventava sempre più chiara la necessità di diversificare l’economia di New York oltre Wall Street. “È un modo per New York di reinventarsi per l’ennesima volta – ha spiegato uno degli ispiratori del progetto, Andy Kessler, esperto di tecnologia per il Wall Street Journal -. Che cosa ci vuole perché il prossimo Zuckerberg non voli più nella Silicon Valley? Non copiare la Silicon Valley (non c’è mai riuscito nessuno), ma usare le tecnologie che escono da là, e da qualsiasi altro posto, per trasformare i business di New York – dalla finanza ai media, dalla moda ai servizi – e renderli competitivi nell’era digitale”.
“Le aziende high-tech e le nuove piccole imprese che diventeranno i prossimi giganti di solito vengono create dove i fondatori sono andati a scuola. È quello che succede nella Silicon Valley. Qui abbiamo l’opportunità di educare un gruppo di persone per creare l’economia del futuro della città di New York”, ha ribadito all’inaugurazione del campus Bloomberg (che con la sua fondazione filantropica ha donato altri 100 milioni di dollari per il palazzo principale del campus, nominato per questo in onore delle sue figlie Emma e Georgina).
Il focus di Cornell Tech sono quindi le scienze applicate, dalle scienze informatiche all’ingegneria dei computer, da health-tech (salute & tech) a connective media; un programma di studi e ricerca, quest’ultimo, sviluppato con input da Facebook e dal New york Times, con la promessa di mettere i partecipanti “all’incrocio fra tecnologia, psicologia umana e imprenditoria”.
I primi corsi erano cominciati nel 2012, ospitati da Google nella sua gigantesca sede newyorkese. Questo è il primo anno accademico tenuto nel nuovo campus, con circa 300 studenti e 30 docenti. Dal 2012 sono già state create 38 startup dagli alumni di Cornell Tech, quasi tutte rimaste a New York.
Per “allenare” gli studenti ad applicare le scienze al mondo reale, uno dei curriculum obbligatori di Cornell Tech è “Studio”: ogni autunno startup, aziende e organizzazioni newyorkesi lanciano delle sfide, chiedendo di elaborare nuovi prodotti, servizi e strategie per risolvere un certo problema. Gli studenti formano squadre interdisciplinari e sviluppano prototipi, presentandoli poi in dimostrazioni alla fine di ogni semestre.
I programmi di Cornell Tech sono aperti a tutti gli studenti internazionali. Per saperne di più: https://tech.cornell.edu

(articolo pubblicato su Corriere Innovazione 29 settembre 2017)

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